Pensare e progettare una superficie per me significa provare a lambire il concetto di infinito e di tridimensionalità, partendo da un disegno modulare che si sviluppa senza limiti nello spazio, ispirato alle costruzioni grafiche del Maestro Escher a cui tanto del mio lavoro si rifà. Pensare e progettare dunque un elemento che, ripetendosi a matrice, sviluppa tracce che si avviluppano su se stesse, che segnano percorsi a volte regolari e a volte complessi, in grado di evocare un senso di profondità, veri e propri labirinti grafici tridimensionali, da cui il nome di questa collezione di piastrelle. Un progetto che nasce da un’inedita costruzione geometrica generata all’interno di un quadrato, linee che congiungono punti medi ai vertici opposti, sino ad estrapolare due elementi ad “elle” contrapposti che permettono, a seconda di come viene ruotata la piastrella, di disegnare linee ordinate di quadrati, tracciati segmentati a zigzag, oppure senza alcun ordine prestabilito di posa, al fine di originare perimetri grafici infiniti in cui smarrirsi.

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